giovedì 30 gennaio 2014

"Per un anno d'amore" di Gayle Forman




Per un anno d'amore
Gayle Forman
372 pagine
Mondadori
28 gennaio 2014
cartaceo € 14,90


Nel giro di 24 ore Willem e Allyson si sono trovati, innamorati e poi persi. La loro avventura folle e romantica a Parigi è finita prima del previsto. Nulla rimane di quella notte, tranne un orologio. E la borsetta di Allyson, in cui Willem spera di trovare un indirizzo, una speranza, un appiglio che lo riporti sulla strada verso la sua "Lulù", soprannominata così per la somiglianza con l'attrice louise Brooks. Ma il tempo, come spesso capita, scorre veloce e la vita fa il suo corso. La passione per il teatro porta Willem in giro per il mondo, dove farà tanti incontri, stringerà nuove amicizie, proverà a dimenticare. Ma una domanda lo segue a ogni passo: quell'orologio, unico ricordo di un amore durato solo una notte, scandirà il tempo per ritrovarsi? La storia di " Per un anno d'amore" ha inizio nel romanzo " Per un giorno d'amore".

                                                                                                             






La recensione:


Ed eccomi qui con il secondo e ultimo capitolo della serie "Just one day" di Gayle Forman.
"Per un anno d'amore" è la storia raccontata dal punto di vista di Willem, dell'anno che ha trascorso da quel fatidico giorno  a Parigi, insieme ad Allyson, fino al loro ricongiungimento.
Non è il libro che mi aspettavo, o meglio dire, non è il libro che avrei voluto leggere e  soprattutto Willem, non è il ragazzo che credevo.
Durante tutto il primo libro, ci è stato presentato un ragazzo sempre pronto all'avventura, pronto a lanciarsi in qualsiasi sfida. In questo secondo libro invece, ho letto di un ragazzo completamente passivo. A parte il colpo di testa improvviso nel voler ritrovare questa ragazza che gli ha rapito il cuore, non fa assolutamente nulla.
Viaggia di continuo, è vero, non ama fermarsi a lungo nello stesso posto, ma la sua, più che essere una scoperta di luoghi mai esplorati, è una continua fuga dai ricordi di un padre, ormai scomparso da anni, e un giocare a nascondino con una madre assente.
La Gayle descrive questo dolore, come un punto fermo della sua vita,  il momento preciso in cui lui ha smesso di vivere ed ha iniziato a sopravvivere.
Ha un rapporto epistolare, se così posso definire tre righe di email, o una cartolina di tanto in tanto da uno dei luoghi in cui staziona, con la madre.
Non capisco........ perchè questa piega improvvisa alla storia?
Mi son cascate le braccia durante il corso della lettura.
Com'è possibile che questo splendido ragazzo, sia stato solo una meteora scintillante di un giorno nel primo libro?
Perchè poi durante tutto questo secondo libro, se può evitare di procurarsi il pasto, resta steso sulla sua brandina, fa spallucce e con non chalance dice: "Ok, allora vada solo per la cena"?. Pazzesco.
C'è una netta differenza tra i due personaggi. Mentre Ally si è migliorata, durante tutto l'anno trascorso prima di rincontrarsi, acquisendo un proprio carattere e prefissandosi uno scopo ben preciso, Willem passa da un pensiero ad un altro in un nanosecondo, facendo quello che gli costa meno fatica.
Si risveglia una mattina e decide di far ritorno in India, l'ora successiva invece, eccolo che solca un palcoscenico interpretando ora un dramma, ora una commedia di Shalespeare.
Davvero poco credibile!
Mi dispiace tantissimo di dover disilludere anche sul finale, ma cari lettori, se come me aspettavate di conoscere cosa combinavano insieme questi due ragazzi una volta che si è aperta quella porta, spiacente dirlo, ma la Gayle come ha terminato il primo libro, così fa con il secondo............... un bel portone sbattuto in faccia.


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